Sulla pagina culturale del quotidiani Libero di oggi è stata pubblicata un’intervista a Rat-Man in persona. La piacevole chiacchierata è a firma di Francesco Borgonovo.
Ma non è eccessivo, cercare, trovare spazio in pubblicazioni così idelogicamente
schierate? Come anche quelle religiose, che si sono così interessate a Rat-Man?
Da una parte, immagino la bontà di accogliere l’invito di un quotidiano a
gigantesca diffusione, che è sempre fregio oppure eccessiva mancanza
d’educazione, diniegare.
È l’inevitabilità del successo nazionalpopolare, che fa raggiungere l’Italia in
ogni luogo virtuale, ad una produzione d’intrattenimento e artistica dal
successo di massa; Rat-Man raggiunge ogni lido.
Ma mi chiedo: contemporaneamente, proprio in virtù di una visibilità così
marcata dell’autore, non inizia anche una quota di responsabilità?
Se il prodotto Rat-Man come fumetto è “irresponsabile”, ed è naturale (e forse
pure giusto) che arrivi a chiunque (succede anche a Tex o Dylan Dog), un’altra
cosa è l’autore.
Se Bonelli o Sclavi fossero andati a parlare dei loro fumetti (non di loro, si
badi) su Libero, o il Fatto Quotidiano, il TG4 di Fede e Studio Aperto, o il
Blog di Beppe Grillo, oppure l’Osservatore Romano, non avrebbe iniziato a dare
una forte pennellata ideologica a qualcosa che i suoi lettori comprano proprio
in virtù del non averne, cioè sapendo che non ha di queste pretese? Ed invece,
se i prodotti di questo autore, iniziano ad ammantarsi di posizioni che arrivano
di sotterfugio, indirettamente?…
Ma la cosa più bella, non è che Rat-Man sia il fumetto di tutti? Stando ben
attento a non inficiare questa impressione?
Sembra esagerato, ma invece è da tenersi conto quando si diventa un personaggio pubblico, che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Leo ha fatto intendere varie volte in passato di non voler far diventare il personaggio Rat-Man un portabandiera di campagne o ideologie (salvo poi smentirsi, per fini nobili et benefici, in molteplici occasioni).
Ma non ha mai detto che non ci avrebbe messo la sua (di Leo) visione della vita, l’universo e tutto quanto, nel suo fumetto. E, in realtà, sarebbe ben difficile non farlo: ci troveremmo forse con storie di cowboy nel cosiddetto Far West (ops!).
Ergo, libero di rilasciare interviste a chicchesia, fosse pure la fan-nazine di un ipotetico ex-gerarca nazista; e liberi noi di leggerle o non leggerle… Io, per esempio, NON comprerò di certo Libero per leggere l’intervista che ha rilasciato, giacché trattasi di giornale che non mi piace per la sua linea editoriale (e per il modo in cui trattano le notizie); ma se la troverò (l’intervista) in rete certo la leggerò, come ho fatto con tutte le altre interviste.
E non giudicherò Leo per dove dice le cose, ma semmai per quello che dice (mmm, suona molto biblica, questa frase… Ultimus, forse un po’ di ragione ce l’hai :)).
Mi accondo a commenti che ho letto su facebook.
Ma non è eccessivo, cercare, trovare spazio in pubblicazioni così idelogicamente
schierate? Come anche quelle religiose, che si sono così interessate a Rat-Man?
Da una parte, immagino la bontà di accogliere l’invito di un quotidiano a
gigantesca diffusione, che è sempre fregio oppure eccessiva mancanza
d’educazione, diniegare.
È l’inevitabilità del successo nazionalpopolare, che fa raggiungere l’Italia in
ogni luogo virtuale, ad una produzione d’intrattenimento e artistica dal
successo di massa; Rat-Man raggiunge ogni lido.
Ma mi chiedo: contemporaneamente, proprio in virtù di una visibilità così
marcata dell’autore, non inizia anche una quota di responsabilità?
Se il prodotto Rat-Man come fumetto è “irresponsabile”, ed è naturale (e forse
pure giusto) che arrivi a chiunque (succede anche a Tex o Dylan Dog), un’altra
cosa è l’autore.
Se Bonelli o Sclavi fossero andati a parlare dei loro fumetti (non di loro, si
badi) su Libero, o il Fatto Quotidiano, il TG4 di Fede e Studio Aperto, o il
Blog di Beppe Grillo, oppure l’Osservatore Romano, non avrebbe iniziato a dare
una forte pennellata ideologica a qualcosa che i suoi lettori comprano proprio
in virtù del non averne, cioè sapendo che non ha di queste pretese? Ed invece,
se i prodotti di questo autore, iniziano ad ammantarsi di posizioni che arrivano
di sotterfugio, indirettamente?…
Ma la cosa più bella, non è che Rat-Man sia il fumetto di tutti? Stando ben
attento a non inficiare questa impressione?
Sembra esagerato, ma invece è da tenersi conto quando si diventa un personaggio pubblico, che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
L’alternativa è Alan Moore…
Leo ha fatto intendere varie volte in passato di non voler far diventare il personaggio Rat-Man un portabandiera di campagne o ideologie (salvo poi smentirsi, per fini nobili et benefici, in molteplici occasioni).
Ma non ha mai detto che non ci avrebbe messo la sua (di Leo) visione della vita, l’universo e tutto quanto, nel suo fumetto. E, in realtà, sarebbe ben difficile non farlo: ci troveremmo forse con storie di cowboy nel cosiddetto Far West (ops!).
Ergo, libero di rilasciare interviste a chicchesia, fosse pure la fan-nazine di un ipotetico ex-gerarca nazista; e liberi noi di leggerle o non leggerle… Io, per esempio, NON comprerò di certo Libero per leggere l’intervista che ha rilasciato, giacché trattasi di giornale che non mi piace per la sua linea editoriale (e per il modo in cui trattano le notizie); ma se la troverò (l’intervista) in rete certo la leggerò, come ho fatto con tutte le altre interviste.
E non giudicherò Leo per dove dice le cose, ma semmai per quello che dice (mmm, suona molto biblica, questa frase… Ultimus, forse un po’ di ragione ce l’hai :)).